Hugo Cabret
Nella Parigi degli anni ’30, Hugo Cabret è un orfano che vive con lo zio occupandosi della manutenzione degli orologi della stazione di Montparnasse. Dal padre eredita la passione per i meccanismi ed un automa che cercherà in ogni modo di far funzionare. Incontrerà uno strano personaggio che gestisce un negozio di giocattoli e che si scoprirà essere Georges Méliès, di fatto uno degli inventori del cinema come lo conosciamo oggi. Da quel momento Hugo, anche grazie alla nipote di Méliès, Isabelle, cercherà di capire il messaggio lasciatogli dal padre e di trovare il suo posto nel mondo. Martin Scorsese realizza un film che è un meraviglioso atto d’amore per il cinema, inteso come sogno, invenzione e fantasia e di cui Méliès fu il capostipite. Meravigliosa la scenografia e tutta l’ambientazione e la storia è poetica e commovente anche se forse non impeccabile nel testo. Comunque uno splendido film, giustamente premiato agli Oscar anche se solo per gli aspetti tecnici.
Piero
ACAB
Dal libro omonimo di Carlo Bonini, uno spaccato impietoso della società italiana contemporanea attraverso le storie private di tre poliziotti (Cobra, Negro e Mazinga) del reparto Celere di Roma che si intrecciano con gli ultimi dieci anni di cronaca e storia italiana. Dai ricordi comunque dolorosi del G8 di Genova, ai periodici scontri negli stadi e nei cortei di protesta, il disgregarsi sempre più evidente di un tessuto sociale già logoro e la complessità di una tensione sempre sul punto di esplodere. Immigrazione, violenza, solitudine, povertà morale e materiale, insomma tutto il degrado sociale che viviamo – anche se spesso lo ignoriamo – in una storia tecnicamente raccontata in modo impeccabile, narrata in maniera asciutta, dove non vince nessuno e tutti sono compromessi.
Da vedere per ragionare senza pregiudizi su qualcosa che ci riguarda molto da vicino.
Piero
Albert Nobbs
Nell’Irlanda di fine Ottocento, Albert Nobbs è una donna che per vivere è costretta a fingersi uomo lavorando come impeccabile cameriere in un albergo. Dopo trent’anni di vita nascosta – e quasi annullata – dietro sembianze maschili, finirà per trovarsi in una gabbia da cui è difficile uscire. Il film proviene da un testo teatrale e Glenn Close è magistrale nel ruolo, estremamente misurata e in grado di rendere ogni sensazione con le sole espressioni del viso, a volte anche solo accennate. Però il film, pur bello e dickensiano nelle atmosfere, resta un po’ artificioso nello svolgimento. Albert non riuscirà a coronare il sogno di gestire un piccolo negozio di tabacchi e finirà tristemente solo. A vincere sono le convenzioni sociali che imprigionano lei e le due persone più care in uno strano triangolo, in cui sembra non esserci amore ma solo il farsi compagnia in una vita difficile.
Bella però la scena sulla spiaggia, una corsa felice e liberatoria, finalmente in un abito da donna.
Piero
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