Il posto delle fragole

in direzione ostinata e contraria

Bella addormentata

Marco Bellocchio torna con un film di grande interesse per l’importanza degli argomenti affrontati – l’eutanasia, il fine vita, la vita stessa ed il diritto di disporne – dimostrando la consueta sensibilità e apertura mentale. Lo fa attraverso tre storie – un senatore che deve votare una legge che non condivide, dibattuto tra la disciplina di partito e la propria coscienza, mentra la figlia, schierata sul fronte del pro-vita, si innamora di un ragazzo che la pensa diversamente, una grande attrice che si annulla nell’attesa vana della guarigione della figlia e un medico, profondamente laico, che tenta di impedire il suicidio di una tossicodipendente – che hanno sullo sfondo la vicenda reale di Eluana Englaro. Le tre storie, di cui la prima forse predominante, servono a indicare i diversi approcci del problema, ma l’idea del regista volutamente non emerge in maniera univoca, volendo proporre riflessioni piuttosto che suggerire risposte preconcette. Il film è anche l’occasione per ricordare l’assurdità di un dibattito surreale e polarizzante che è storia di solo tre anni fa ma pare lontano nel tempo. Bellocchio si circonda di alcuni attori straordinari (non tutti), soprattutto Servillo (il senatore Beffardi) ed Herlitzka (lo psichiatra che prescrive psicofarmaci ai pochi deputati con qualche crisi di coscienza…) e naturalmente anche la confezione è di ottima fattura, in particolare le musiche e la fotografia (ancora Daniele Ciprì). Alcune scene di repertorio (il dibattito in Senato) oppure immaginate ma del tutto verosimili (il bagno turco adiacente al Parlamento) sono la rappresentazione plastica dello stato del paese. E a me non pare buono.

Piero

settembre 25, 2012 Posted by | Cinema | , , , , | Lascia un commento

Il rosso e il blu

Da un libro di Marco Lodoli, la trasposizione cinematografica, probabilmente non troppo letterale, di Giuseppe Piccioni in un film sulla scuola, argomento a dire il vero un po’ inflazionato ma sempre interessante. Lodoli insegna in una scuola professionale della periferia romana, mentre qui la storia si svolge nella ben più piacevole Monteverde. Restano però gli stessi problemi, le stesse vicissitudini, gli stessi conflitti. Piccioni mette da parte gli intenti documentaristici e di denuncia che non gli sono propri per concentrarsi invece sugli aspetti più squisitamente emotivi, pur non rinunciando a qualche graffio qua e là. La situazione della scuola è quella che sappiamo, aumentano ad ogni anno le difficoltà economiche che si traducono in limiti sempre più evidenti alla didattica, con il progressivo decadimento anche delle miglior intenzioni. Qui ad esemplificare tutto questo c’è il contrappunto tra il giovane supplente sui generis e fortemente motivato (Riccardo Scamarcio) e il vecchio professore d’arte (Roberto Herlitzka, con una vena splendida di cinica ironia) che rinuncia del tutto a fare il suo mestiere e in mezzo la dirigente scolastica (Margherita Buy) attaccata alle regole e alla forma ma che finirà per deviare anche lei dai suoi canoni. Ma il film qualche speranza la dà, nell’ultima magistrale lezione del professore d’arte, tra classicismo e romanticismo, che sembra dire che non tutto è ancora perduto.

Piero

settembre 2, 2012 Posted by | Cinema | , , , | Lascia un commento