Il posto delle fragole

in direzione ostinata e contraria

I Miserabili – Io e Margaret Thatcher

E’ difficile dire qualcosa di nuovo e non banale su di un lavoro talmente pieno, forte, complesso e vissuto come quello che Marco Paolini sta portando in scena da ormai due anni in giro per l’Italia (e di recente al Teatro Argentina di Roma). L’autore la definisce, a ragione, una ballata, in cui la musica dei Mercanti di Liquore aiuta a parlare, alleggerendoli, di temi forti e importanti, e che riguardano tutti noi. Gli autori, lo stesso Paolini con Andrea Bajani, mettono insieme infiniti frammenti di storie sul lavoro, prima garantito poi precario, sulla schiavitù del marketing e del lavoro stesso, sulla dittatura del consumo e la corsa irrazionale verso tutto ciò che è tecnologico, con l’ambizione di provare a capire dove siamo e verso dove stiamo andando, o almeno per provare a guardarsi intorno. Tutto questo in una sorta di dialogo immaginario con Margaret Thatcher, vista se non come la causa di tutti i mali almeno come anticipatrice, prima e meglio (forse è più giusto dire peggio) di altri, di quel liberismo sfrenato di cui forse solo ora si comprendono appieno i catastrofici effetti, quella corsa senza regole che lascia dietro di sé morti e feriti, non solo metaforici, simboleggiati da quella tavola di avanzi che, a metà dello spettacolo, crolla rovinosamente a terra.

Lo spettacolo è un’ideale prosecuzione degli Album – che Paolini scrisse e portò in scena, a partire dagli anni 80, sulla realtà di provincia – di cui ricorda l’approccio e la struttura narrativa, sebbene questo spettacolo sia connotato da una vena più triste e malinconica, eppure non rassegnata. I Miserabili non sono solo i poveri e derelitti, quelli di Victor Hugo, ma anche e forse soprattutto quelli che riducono la vita ad una corsa ossessionata per i soldi, la carriera, la vanità, perdendo il senso del limite e del ragionevole, dimenticando che “ il tempo è denaro ma il denaro non è tempo”. E allora la chiave di tutto e la speranza che sta in fondo a I Miserabili potrebbe essere proprio in questo riappropriarsi del tempo e delle cose che contano per davvero.

Piero

gennaio 20, 2009 Posted by | Teatro | , , | Lascia un commento