Il posto delle fragole

in direzione ostinata e contraria

Ciliegine

Laura Morante debutta alla regia con un filmetto delicato e molto francese. Inevitabilmente. Francese per l’ambientazione, per il tono e perché francesi sono tutti gli attori ( a parte la Morante stessa e la comparsata di Ennio Fantestichini). Amanda (Morante) è una donna con un rapporto conflittuale con gli uomini di cui è pronta è trovare tutti i difetti. Si legherà, in una fatale notte di Capodanno, ad Antoine, delicato, tormentato e riflessivo e che lei, e solo lei, crede gay. Finale ovviamente con l’happy end ma con un tocco di malizia. Gradevole.
Piero

agosto 27, 2012 Posted by | Cinema | | Lascia un commento

La bellezza del somaro

Famiglia borghese, romana, di sinistra. Lui (Sergio Castellitto) architetto di successo, con amante da cantiere, lei (Laura Morante) psicologa di un ASL scalcinata con tanto di pazienti al seguito. Figlia diciassettenne ribelle e viziata che finirà per innamorarsi di un settantenne, un elegante e saggio Enzo Jannacci. E in più una scalcinata compagnia di familiari e amici più o meno realizzati nel lavoro quanto fallimentari nella vita privata e nell’educazione dei propri figli. Tutti gli elementi, e un po’ gli stereotipi, di una classica commedia italiana che però, oltre al tradizionale confronto generazionale, possiede almeno altri due elementi interessanti. Una chiave volutamente eccessiva e quasi parodistica nelle caratterizzazioni – bella quella della domestica-ingegnere comunista che a pugno chiuso grida “Grazie Presidente!” – che almeno evita di prendersi troppo sul serio, e l’idea di affrontare un tema ancora tabù come quello della vecchiaia. Ormai tutto può essere accettato, anche il fidanzatino di colore, (che anzi è di tendenza), ma non la vecchiaia che tutti rifuggono giocando a fare i giovani fuori tempo massimo. La bellezza del somaro (tratto da un racconto di Margaret Mazzantini) è un bel film con fondo dolceamaro che allude al fascino di ciò che è diverso, magari anche non perfettamente riuscito, ma proprio per questo interessante.

Piero

gennaio 2, 2011 Posted by | Cinema | , , , , , | Lascia un commento

Il Figlio più piccolo

L’ultimo film di Pupi Avati – la storia di un arrampicatore sociale disposto a tutto pur di continuare la sua scalata, anche a ingannare la prima moglie e il figlio più piccolo, e più ingenuo – pur avendo molto in comune con la precedente produzione del regista – tra tutte Bologna con i suoi tetti e i suoi portici – se ne discosta per un aspetto non secondario: manca quella bonarietà di fondo nei personaggi, sostituita da una buona dose di cinismo. C’è un’accusa evidente ad una società disposta a tutto pur di raggiungere il successo, il potere, i soldi. Il personaggio di Arturo Baietti, interpretato da Christian De Sica – bravo nel primo ruolo drammatico, oltre che cinico, spietato e per niente simpatico della carriera -, e quello del suo braccio destro, il faccendiere (Luca Zingaretti, forse il vero protagonista del film), sono ormai icone attualissime di un certo modo di fare e comportarsi, e poco vale a giustificarli la voglia di riscatto sociale che parrebbe animarli. Il film forse non è del tutto riuscito, e stona l’improbabile ingenuità della prima moglie (Laura Morante) oltre che del figlio, che fanno da contraltare alla spregiudicatezza e all’arroganza di Baietti e soci. Resta l’atto d’accusa accorato, non solo verso i principali protagonisti, ma anche e forse soprattutto verso quel sottobosco di mezze figure disposte a tutto pur di percorrere la strada più breve e agevole per il successo.

Piero

marzo 1, 2010 Posted by | Cinema | , , , , | Lascia un commento