Figli delle Stelle
Lo spunto di partenza è quello delle morti sul lavoro (chissà perché le chiamano bianche), che portano un gruppo di rivoluzionari-idealisti ad architettare – a mò di vendetta e risarcimento contro il sistema – il rapimento di un importante uomo politico. Riusciranno piuttosto maldestramente a rapire un più modesto sottosegretario percorrendo poi l’Italia inseguiti dalla Polizia e affrontando mirabolanti peripezie con esiti catastrofici. Il film declina in chiave quasi parodistica un tema estremamente drammatico del quale sarebbe auspicabile si parlasse molto di più – le morti sul lavoro, per l’appunto. E ci riesce facendo sorridere molto anche grazie al meglio della commedia italiana contemporanea – Favino (su tutti), Tirabassi, Battiston, Sassanelli, Volo e Claudia Pandolfi – pur con un finale agrodolce: la fine di un’avventura assurda ma almeno vitale e velata di idealismo ed il ritorno alla normalità con i suoi canoni e le sue gabbie.
“Mi dichiaro prigioniero politico!”
Piero
La Prima cosa bella
La tranquilla vita di provincia della famiglia Michelucci da Livorno viene stravolta quando Anna, la madre, viene eletta Miss bagni Pancaldi. L’anno è il 1971 e da lì comincia un racconto denso fatto di gioie, dolori, dissapori, litigi, ferite aperte e riconciliazioni destinato a chiudersi soltanto ai giorni nostri con un finale sorprendente. Dopo quell’episodio, infatti, Anna verrà cacciata di casa portando con sé i due figli – Bruno (Valerio Mastandrea, il più grande, tormentato, contrastato e infelice) e Valeria (Claudia Pandolfi, che continua ad assistere la madre conducendo una vita apparentemente serena, covando però un malessere interiore) –, vivendo tra velleitarie ambizioni cinematografiche, mezze figure arricchite che approfittano della sua ingenuità e tanti lavoretti per tirare avanti, sempre con dignità e un bel sorriso sulle labbra, sempre e comunque innamorata di un solo uomo: il marito. Virzì elabora un grande film, veramente e pienamente corale, dove tutti i personaggi, anche quelli apparentemente minori, non sono banali ma anzi accuratamente tratteggiati (merito anche di un cast di altissimo livello anche nelle piccole caratterizzazioni) inserendosi nel miglior solco della commedia all’italiana, dove si ride molto, si riflette e ci si commuove. Il personaggio di Anna Biagiotti in Michelucci è probabilmente destinato a restare a lungo nella mente, splendido nella sua vitalità che è la bellezza giovane e dirompente di Micaela Ramazzotti ma anche e soprattutto la gioia e la voglia di vivere di Stefania Sandrelli (Anna negli ultimi anni di vita), malata terminale con il desiderio irrefrenabile di ballare, scarrozzare in motorino per la sua città, mangiare zucchero filato. Il finale, commovente, è un inno alla vita, una riconciliazione tardiva ma sincera con le persone amate.
“A me ha rovinato la vita, a lei anche, se magari vieni a conoscerla la rovina anche a te… non si sa mai!”
Piero
Cosmonauta
Nel 1957, quando le superpotenze mondiali erano due, la parola Cosmonauta indicava i pionieri dello spazio alla maniera russa, in contrapposizione con la definizione Astronauta di stampo filo americano. Questo film molto carino ripercorre quel periodo guardandolo dagli occhi della piccola Luciana – figlia di un “vero comunista” della sezione romana del Trullo venuto a mancare tempo prima -, attraverso il suo apprendistato sentimental – politico alla vita. La famiglia – la madre (Claudia Pandolfi) sempre sull’orlo di una crisi di nervi, il di lei compagno (il buon borghese Sergio Rubini) e l’ingombrante fratellone epilettico – la scuola e, soprattutto, la sezione del PCI, con sullo sfondo la corsa allo spazio ben ricostruita attraverso filmati d’epoca. La regista Susanna Nicchiarelli, che compare anche come attrice nei panni di Marisa, un’amica di famiglia, cuce un film gradevole, con una vena malinconica, in bilico tra il racconto intimo di una ragazza determinata a essere riconosciuta come donna e come comunista in tempi di maschilismo imperante, e la narrazione piuttosto di maniera della vita politica del periodo. Belli i momenti comici ( – Perché mi fai questo? – Perché sono comunista!!!) e le canzoni d’epoca rilette in chiave più moderna.
Presentato al Festival del Cinema di Venezia nella Sezione Controcampo Italiano.
Piero
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